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Porte aperte dal Vescovo

  • di Riccardo Rossi
  • 21 lug 2018
  • Tempo di lettura: 3 min

L’unica strada per cambiare il mondo è cooperare tutti insieme, credenti di tutte le religioni e laici.

Come direbbe il nostro caro Beato Pino Puglisi “se ognuno fa qualcosa, allora si può fare molto”.

In questa direzione va l’iniziativa “L’Arcivescovo apre le porte di casa sua”. Il dialogo sincero tra uomini e donne di religioni e culture differenti fa nascere frutti di pace e giustizia.

Ha aperto la giornata un bellissimo canto “Com’è bello essere tutti amici” interpretato da diversi bambini dell’oratorio di Partinico e della Missione Speranza e Carità, diretti da Darlene.

Ha aperto i lavori Padre Pietro Magro: “Ringrazio tutti voi per essere venuti, ci sono tanti popoli presenti oggi, un ringraziamento a S. E. Corrado Lorefice che ha aperto le porte di casa sua e del suo cuore. Il futuro di Palermo sarà di camminare insieme dandosi la mano”.

Antonino Tripodo che ha condotto la mattinata ha interpellato l’Imam Mustafà Abderrahmane -della Moschea Islamica di Tunisia a Palermo, che con un gruppo di bambini ha consegnato all’Arcivescovo una letterina in arabo a nome di tutti i bimbi islamici.

“Cari fratelli e sorelle- così ha iniziato l’Arcivescovo Corrado Lorefice- siamo qui per confermare una sintonia, dobbiamo prendere una posizione sulle tante diseguaglianze, gli sfruttamenti, sulle guerre dimenticate nell’assoluta indifferenza dei media. Bisogna dare voce al bisogno di pace degli uomini. Occorre andare oltre le paure, il perverso gioco delle mafie, il persistere nel mondo di persecuzioni religiose, tutti insieme per rispondere a tutte queste ineguaglianze. La religione non è un’arma per giudicare, ma un’assunzione di responsabilità al cambiamento. Siamo chiamati a svuotarci di noi stessi, cambiare il nostro atteggiamento verso i fratelli, spogliarci di ciò che ci divide. Dobbiamo svuotarci dagli orpelli della diffidenza e difendere il diritto dell’altro. Le nostre parole devono schierarsi in nome del povero, dell’oppresso”.

Prosegue il Sindaco Leoluca Orlando: “Abbiamo tutti a cuore la difesa della vita in questo momento di tante intolleranze. La cultura è vivere insieme “.

p. Martian Epure (Patriarcato Ortodosso di Romania) ha parlato delle comunità romena a Palermo (circa 6000 persone) in buona parte badanti. L’uomo è icona di Dio, Dio è icona dell’uomo.

p. Andrew Parfenchik (Patriarcato di Mosca) , che ha nel suo gruppo anche Bielorussi e Ucraini) ha ringraziato l’Arcivescovo e Il Sindaco che sono i padri di questa città.

p. Ruffino Russel (chiesa anglicana- diocesi di Gibilterra) ha ringraziato Dio per essere a Palermo.

Silvana (rappresentante della chiesa valdese metodista) ha portato i saluti della sua comunità molto coinvolta nell’ecumenismo.

Il diacono Tommaso Failla (rappresentante della chiesa Avventista del 7° giorno) ha posto in evidenza la giornata mondiale della pace fissata per il 21 settembre.

Pastore Mauro Adragna (chiesa evangelica della riconciliazione) ha evidenziato che le nazioni unite ci invitano a costruire una casa di preghiera per tutti i popoli.

Evelin Aouate (rappresentante della comunità ebraica) ha sottolineato l’importanza di valori come la convivenza, la pace, la tolleranza.

L’Imam Macaluso Francesco (della Coreis) sostiene che il cammino insieme è l’unica strada per il futuro e che la comunità islamica a Palermo è molto variegata.

Il rappresentante della comunità Isole Mauritius rappresentata da Rajendra Bitrajja religione indù. ha detto che la casa del Signore è aperta a tutte le religioni.

Marzia Stillone(rappresentante dei buddisti) ha detto che gli uomini si devono incontrare per sperimentare ciò che ci unisce. La rappresentante dei buddisti in azione ha invitato tutti i presenti a firmare una petizione.

Nadine Abdia (rappresentante comunità tunisina) ha detto che Palermo è una città meravigliosa, che ha cominciato il suo percorso di pace che deve continuare.

Alamin MD (rappresentante della comunità del Bangladesh) ha detto che stiamo cercando di creare la pace.

La comunità ghanese rappresentata dal diacono Domenico Lapi ha manifestato dei sentiti ringraziamenti.

Delfina Nunes (della comunità Capo verde) ha detto che si parla troppo e a sproposito dei migranti.

Stefano Edward della comunità Tamil ha detto: ‘’Dobbiamo essere noi giovani a fare un dialogo per la pace, bisogna conoscersi l’un l’altro’’. Al termine dell’incontro vi è stato un delicato rinfresco, per tutti i partecipanti, dai datteri, al pane della Missione Speranza e Carità preparato con l’aiuto dei fratelli ultimi.


Riccardo Rossi


 
 
 

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